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Tangaroa

Per molto tempo Tangaroa visse dentro la sua conchiglia. Era rotonda come un uovo e nell’eterna oscurità girava nel vuoto, ma alla fine di un lungo periodo di tempo Tangaroa diede un colpo leggero alla conchiglia che si incrinò e si aprì.

Tangaroa capovolse la conchiglia e la levò in alto fino a formare la volta del cielo e le dette il nome di Rumia, che significa capovolto. Tangaroa, infastidito dalla limitazione in cui era costretto a vivere, uscì fuori da una seconda conchiglia che lo copriva e fece di questa conchiglia roccia e sabbia.

Ma la sua rabbia non si era esaurita, così egli fece della propria spina dorsale una catena di monti e dalle proprie costole i crinali che si elevano. Fece delle proprie viscere ampie nuvole che fluttuano nel cielo.

Le dita delle sue mani e dei suoi piedi divennero le conchiglie e le squame dei pesci marini. 
Con le proprie ciocche fece alberi e piante che vestirono la superficie della Terra.

Il sangue di Tangaroa diventò caldo e si allontanò fluttuando sino a trasformarsi nel rosso del cielo. Tutto quello che è rosso venne creato con il sangue di Tangaroa. Ma la testa restò sacra per lui; egli viveva ancora con la testa su quanto restava del corpo.

Poiché Tangaroa aveva conchiglie, ogni cosa ha una sua conchiglia. Il Cielo è una conchiglia che è spazio infinito in cui gli dèi collocano il Sole, la Terra e le Stelle. La Terra è una conchiglia per le pietre e l’acqua. La conchiglia di un uomo è una donna, poiché da egli nasce.